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Vent'Anni Dopo

  • IlLibroSulComodino
  • 20 nov 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

Ed ecco a voi il secondo capitolo del Ciclo dei Moschettieri!



Dettagli tecnici:

Comprata edizione degli Oscar Classici Mondadori,


pg. 866 (anche questo non è tascabile),

capitoli 94,

tempo di lettura circa una decina di giorni.

 

Come si deduce dal titolo le vicende si svolgono 20 anni dopo la narrazione dei Moschettieri; la situazione che troviamo è la seguente:

Athos si è ritirato in campagna a fare il nobile, Aramis è diventato abate, Porthos ha accumulato terre e castelli, D'Artagnan è diventato luogotenente dei moschettieri. Richelieu è morto ed al suo posto è subentrato il cardinale Mazarino, Re Luigi XIII è morto anche lui lasciando il trono ad un bambino Re Sole che regnava sotto la reggenza della madre Anna d'Austria e un popolo francese insoddisfatto dalla monarchia in piena guerra civile grazie alla Fronda.


I nostri uomini sono cresciuti, sono diventati più maturi, quindi qui non troveremo le scorribande del primo volume (possiamo affermare che questo romanzo ha un'impronta più matura nei personaggi e nelle vicende) ma non mancheranno i colpi di scena tipici di Dumas.

In questo volume il fulcro visibile ed invisibile è il cardinale Mazarino, assolutamente non degno successore di Richelieu, bensì più meschino, più avaro e più arrivista del primo.

Mazarino è la causa scatenante della guerra civile.

Ma Mazarino è anche quello che vuole riunire il quartetto di un tempo proprio per far fronte alla guerra civile.

Quindi il nostro guascone preferito non ha altra scelta (dato che il cardinale gli ha promesso di farlo diventare capitano dei moschettieri) che andare a richiamare i tre compagni di un tempo per riformare il gruppetto e difendere la monarchia.

Naturalmente non è facile: Porthos accetta di seguirlo perchè grazie alle sue avventure potrebbe ricevere il titolo di barone e farsi rispettare da vicini che non lo trattano alla pari, Aramis non nasconde di sostenere la Fronda ed Athos (tutore e probabile padre di un ragazzo, Raoul, che vuole intraprendere la carriera militare ed il quale rispetta e venera) anch'egli frondista.


Il quartetto inizialmente non si ricrea, e così i nostri uomini si trovano divisi e schierati in fronti opposti. Da una situazione del genere non può che nascere una atmosfera di sfiducia tra le due fazioni.

Insomma, anche qui si intrecciano storie diverse, vicende diverse ma rispuntano fuori anche fantasmi del passato. La Francia ha ancora una volta bisogno dei suoi quattro uomini che per una volta ancora (dato che la premessa non era delle migliori) si riuniscono per salvare la monarchia francese ed anche quella inglese a questo giro!


Come definire questo romanzo?

Ok, il libro ti cattura dalla prima parola e ti libera soltanto dopo aver letto la parola FINE, ma non ha saputo farmi sognare, farmi ridere, farmi innamorare quanto lo ha fatto I Tre Moschettieri.

Non direi che non lo consiglio, un Dumas si consiglia sempre, ma mi è rimasto più nel cuore il primo libro e mi sento più propensa a rileggere duecento volte quello invece che questo (questo "solamente" una decina!).


Leggere per credere!

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